Crisi energetica, ritardi e disservizi preoccupanti: l’Italia risponde così

Se la scarsità dei componenti per produrre auto nuove e la crisi energetica sono state due vere batoste per le case produttrici di tutto il mondo, europee incluse, un marchio italiano ha trovato il modo di assorbire la botta

Quando una crisi come quella che stiamo vivendo dallo scoppio della pandemia di Coronavirus in Cina colpisce il mercato, nessuno si salva a meno che non sia stato in grado di prevedere con largo anticipo il grave pericolo, cosa che nessuno ha saputo fare con un morbo che si è diffuso a macchia d’olio senza tenere conto di confini, dogane e classi sociali. In Italia però c’è un marchio che sembra aver retto meglio alla crisi nonostante venda pochissime macchine ogni anno.

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(Fuoristrada.it)

Una situazione catastrofica

Gli ultimi due-tre anni sono stati difficili per tutti i settori del mercato ed uno in particolare che interessa noi ha subito colpi e batoste terribili a causa prima delle chiusure dovute alla pandemia di Coronavirus, che ha impattato su tutti i settori non fondamentali per i cittadini chiusi in quarantena, e successivamente alla crisi di approvvigionamento dei componenti tecnologici per produrre le auto.

Questa situazione non ha inciso solo su un paese o un continente, ma un po’ su tutte le nazioni del mondo con una fiorente industria automobilistica, Italia in primis. Molti marchi hanno perso denaro, licenziato operai e preso misure drastiche, senza esclusione. Ma un brand a quanto pare, pur se colpito dalla crisi, sembra aver retto meglio il colpo. Quale sarà? E soprattutto come ha fatto a non sprofondare?

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La crisi dei chip mette in seria difficoltà il rispetto delle consegne di auto nuove (Fuoristrada.it)

Supercar, super profitti

Il marchio di cui stiamo parlando, pur se membro di un gruppo industriale tedesco tra i più importanti nell’automotive, è italiano al cento per cento e vanta una tradizione pluridecennale nel settore dell’automobilismo sportivo. Parliamo della casa di Sant’Agata per eccellenza ossia Lamborghini che pur risentendo degli effetti della crisi ha tenuto botta meglio di altre aziende, a quanto pare.

In barba a pandemia, crisi e problemi economici, nel 2021 Lamborghini ha chiuso uno dei suoi migliori anni facendo registrare una vendita di ben 8.405 automobili, un record mai visto prima per il marchio ottenuto anche grazie all’arrivo del suo veicolo più “economico” ossia il SUV Lamborghini Urus che ha costituito il grosso delle auto consegnate. Ma sentiamo cosa dice in merito il CEO della casa sul segreto che ha permesso al marchio di sopravvivere.

Strategia ben studiata

Le parole di Stephen Winkelmann sono emblematiche del periodo tutto sommato positivo che Lamborghini sta vivendo in questi ultimi anni: “Non siamo immuni alla crisi, nessuno lo è, ma dobbiamo essere solidi come una roccia” le dichiarazioni riportate da Formula Passion attribuite al dirigente. Come ha fatto un marchio per cui vendere meno di 10.000 auto l’anno è un primato a tenere duro in un periodo così?

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Lamborghini rimane al top del mercato (Fuoristrada.it)

Un buon punto di partenza per spiegare il successo della strategia di Lambo potrebbe essere la legge di Giffen secondo cui all’aumento del prezzo di un bene di lusso spesso corrisponde un aumento della domanda dei clienti. Ma non è solo questo, perchè la casa italiana sta investendo molto nel futuro, progettando di ridurre le emissioni nocive entro il 2035 e costruendo mezzi a minor impatto ambientale entro pochi anni.

“Vendiamo meno di 10.000 auto l’anno ma il nostro marchio è ben più della sua impronta numerica” – prosegue Winkelmann – “Ogni mese vendiamo più auto di quante riusciamo a consegnarne”. Anche Lambo insomma fatica a consegnare le auto ma la domanda sul mercato, come provano i dati, continua a salire. In fin dei conti i clienti di Lamborghini sono molto ricchi e difficilmente persone che fatturano milioni di Euro ogni anno sono colpite da una crisi anche grave come quella attuale.

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