Lancia Stratos, il dettaglio della leggenda che nessuno ha mai notato: semplicemente assurdo

La piccola coupé della casa torinese è diventata un’icona delle sportive italiane per il suo glorioso palmares. Non tuti i suoi componenti erano così speciali però. 

Se si pensa all’automobilismo italiano, vi sono state e vi sono tuttora grandi case che hanno portato in alto la bandiera tricolore per lo stile caratteristico delle automobili che hanno prodotto, ma non solo: anche per quanto ottenuto nelle competizioni. In passato più di oggi, le case automobilistiche italiane investivano nelle corse sportive perché battere un altro marchio sullo stesso terreno portava chiaramente anche ad avere un’ampia cassa di risonanza per le vendite delle vetture stradali.

Dettaglio Lancia leggenda
Un dettaglio importantissimo (Stellantis) – Fuoristrada.it

Così funzionava in passato dove le macchine italiane erano viste in maniera diversa rispetto ad oggi, con marchi come Lancia, Fiat ed Alfa Romeo che affrontavano competizioni sportive di ogni genere mentre oggi, perfino Alfa ha abbandonato la Formula Uno.

difficile dire se ci fosse più passione da parte degli ingegneri ma di sicuro vi era maggior trasporto verso gli aspetti che andavano al di fuori delle semplici vendite delle auto per gli appassionati: contavano naturalmente anche loro ma c’era più interesse verso il marchio e le innovazioni che voleva mettere in campo. Ora questo non è più possibile con i marchi italiani più celebri che si sono quasi del tutto ritirati dal motorsport. Prendiamo Lancia ad esempio.

Nessuno ci voleva credere

Quando si pensa ad una Lancia Stratos o meglio la si incontra dal vivo per pura fortuna non si può fare a meno di restare incantati di fronte alle linee disegnate all’epoca dal giovane Marcello Gandini, colui che poi è diventato uno dei più grandi designer del mondo dell’auto. La piccola coupé dichiara subito le sue intenzioni sportive grazie ad un look davvero aggressivo, a cui va a sommarsi il motore posteriore-centrale V6 della Ferrari Dino che si faceva riconoscere da quel suono roco al suo passaggio. La sua carriera sportiva è davvero da urlo, nelle mani di star come Sandro Munari l’auto ha sbaragliato la concorrenza nel mondiale Rally.

Lancia Stratos dettaglio
La Stratos condivideva parti con auto comuni (Stellantis) – Fuoristrada.it

Tuttavia, dietro a tutto il suo fascino vi sono stati interventi su dettagli della macchina che sono stati realizzati con l’obiettivo di contenere i costi utilizzando componenti già prodotti all’interno del gruppo. La Stratos in effetti montava gli stessi fari posteriori della Fiat 850. Non è stata l’unica auto dei marchi italiani ad effettuare un qualcosa di simile, un altro esempio bizzarro è legato alla Countach che aveva i fari posteriori dell’Alfetta.

Nel video qui sopra, potete subito vedere i fari posteriori della leggendaria 850 degli anni sessanta. Si tratta di uno stratagemma per contenere probabilmente i costi di produzione e progettazione delle automobili o anche di un metodo per far si che anche sulle automobili “civili” gli appassionati potessero ritrovare dettagli legati al mondo delle corse. O forse entrambe le cose. Un dettaglio interessante che ad oggi è difficile trovare su automobili sempre più tecnologiche: voi lo avevate mai notato?

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