Ma quanto sono creativi i progettisti giapponesi? In questo caso, hanno realizzato un vero SUV spider, qualcosa che non era mai stato fatto prima di allora. Peccato che il risultato…beh, lasciamo giudicare voi, guardate!
In Giappone, una cosa che non manca è sicuramente la creatività. I progettisti di questo marchio non proprio conosciutissimo in Italia per esempio hanno tirato fuori dal cilindro un’auto che non si era mai vista prima. 
E lo hanno fatto con una ventina di anni d’anticipo sulle tendenze del mercato moderno. Andiamo a scoprire il primo SUV decappottabile che si sia mai visto al mondo.
Prima è meglio
Tra le tante case automobilistiche giapponesi che sfornano ogni giorno modelli nuovi di auto, SUV, furgoni e moto non si può dimenticare Isuzu, casa che forse in Italia non è molto diffusa – se escludiamo i furgoni molto venduti in Europa – ma che risulta una delle ditte produttrici di automobili più antiche del Giappone essendo stata fondata addirittura nel 1916, in pieno conflitto mondiale.
In effetti, è difficile ricordare un modello di auto che nel nostro paese goda di un minimo di fama. Potremmo citare la Isuzu Piazza del 1992 o il fuoristrada Trooper che grazie agli accordi con il colosso General Motors si diffuse parecchio pure negli Stati Uniti dove il marchio è molto più noto. La vettura di cui parleremo oggi, che ci crediate o meno, ha previsto una tendenza molto particolare ed è stata costruita proprio da questo marchio! 
L’idea inedita
Pensateci un attimo: quanti SUV decappottabili esistono al mondo? Probabilmente, possiamo contare sulle dita di una mano gli esperimenti di questo tipo come il controverso Nissan Murano Crossover. Ora, Nissan è sempre stata una casa molto creativa che si è divertita negli anni a sperimentare design di ogni genere, basti ricordare la strana forma della Micra K12 che in Italia ha venduto milioni di esemplari.
Ma ben prima del marchio rivale, Isuzu ebbe un’intuizione analoga che rende la vettura di oggi il primissimo SUV decappottabile mai ideato al mondo, ammesso che si tratti di un vanto! L’idea del mezzo nasce alle porte del 2000 da una serie di concept car che il marchio aveva prodotto sempre con l’aiuto dei colleghi americani. Come vedrete tra poco, parliamo di un progetto molto ambizioso…
Oggi è sconosciuto…
Partendo dal progetto TechniCROSS che Isuzu commerciò tra il 1997 ed il 2001 sul mercato locale ed americano, gli ingegneri presentarono nel 2000 la concept car Isuzu VX-02 in cui le due cifre finali indicano l’ossigeno come a simboleggiare l’enorme libertà di cui il pilota ed il passeggero godevano grazie al tettuccio scoperto della crossover, la prima vera cabriolet con cui si poteva anche affrontare una sessione di sterrato. 
Difficile immaginare però a quale target di clientela la casa giapponese volesse indirizzare questo bizzarro quanto innovativo veicolo. Visto il successo che il Murano Crossover ha avuto tra alcuni clienti molto estroversi è facile immaginare che oggi, un veicolo del genere non faticherebbe nemmeno tanto a trovare un mercato. Ma all’epoca, l’interesse per questo tipo di veicolo non era poi così grande e il progetto rimase allo stadio di prototipo.