Ibride Plug-in, la grande fregatura: altro che risparmi, scatta la condanna

I valori registrati nella guida di tutti i giorni mettono in luce come i dati delle ibride plug-in siano molto distanti dalla realtà

Una discrepanza sorprendente emerge nel mondo delle auto ibride plug-in: mentre i dati registrati durante la guida quotidiana rilevano un dato quelli registrati durante la fase di omologazione ne riportano tutt’altri, mettendo in luce una distanza considerevolmente marcata. Questa discrepanza, quasi surreale, ha scatenato una critica diretta nei confronti del metodo di rilevazione e di omologazione utilizzato per questa tipologia di automobili. Le auto ibride plug-in, elogiate per la loro presunta efficienza, sembrano presentare valori di emissioni molto superiori rispetto a quelli riscontrati durante i test di omologazione.

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Le auto plug-in dentro l’occhio del ciclone (canva.com) – fuoristrada.it

Questo divario significativo solleva domande sulla autorevolezza e sulla affidabilità dei test ufficiali utilizzati per misurare le emissioni nocive nella fase di omologazione delle vetture ibride plug-in. Il settore automobilistico e le categorie dei consumatori hanno reagito prontamente a questa notizia, aprendo una critica diretta sul metodo di rilevazione e di omologazione di questo segmento di automobili. L’obiettivo è chiaro: garantire che i consumatori possano fare scelte informate sulla base di dati realistici e affidabili, e che le normative ambientali siano rispettate in modo efficace.

Ibride plug-in: la Commissione europea si fa sentire

La Commissione Europea, attraverso il Directorate-General for Climate Action, ha reso pubblici i risultati di uno studio durato tre anni focalizzato sulla qualità dei dati dichiarati per le emissioni di CO2 del parco circolante in Europa. Questo studio rappresenta un’importante iniziativa nell’ambito della lotta contro il cambiamento climatico, poiché fornisce un’analisi dettagliata della veridicità e dell’affidabilità dei dati sulle emissioni di CO2 provenienti dai veicoli in circolazione nell’Unione Europea. I risultati dello studio ha svelato una verità sconcertante sulle emissioni di CO2 dei veicoli ibridi plug-in.

inchiesta auto plug-in
La Commissione Europea apre un’inchiesta sui dati di emissione delle plug-in (canva.com) – fuoristrada.it

Mentre i valori dichiarati per le auto a benzina e diesel risultano essere in linea con le aspettative, i dati relativi alle ibride plug-in sono fuori da ogni tolleranza. Secondo lo studio, le emissioni effettive di questa categoria di veicoli risultano essere fino a tre volte e mezza superiori rispetto a quanto dichiarato nelle schede di omologazione. Questo equivale a consumi reali superiori di circa 4 litri per ogni 100 chilometri percorsi ed a 100 grammi di CO2 in più emessi nell’atmosfera.

Il risultato è che le auto che teoricamente rientrano nella fascia di incentivi ambientali, con emissioni di anidride carbonica dichiarate comprese tra 21 e 60 grammi per chilometro, si trovano ad emettere nella realtà da 120 a 160 grammi e oltre di CO2. Un bell’imbroglio quindi, tra l’altro finanziato anche dallo Stato attraverso i fondi stanziati per incentivare la rottamazione di veicoli inquinanti. Le conseguenze di questa discrepanza sono significative non solo per l’efficacia delle politiche ambientali, ma anche per i consumatori mal informati con dati che ora appaiono distorti e non veritieri.

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