Il campione italiano potrebbe non partecipare alla gara: la mossa disperata

Vi sono campioni disposti a tutto pur di prendere parte alla competizione motociclistica più rischiosa al mondo. La mossa del rider italiano è da brividi.

Le competizioni più importanti del mondo delle due ruote trovano radici profonde e parteciparvi è sempre un onore come un onere per i protagonisti del mondo dei motori. Sono storie intrise di gioie ma anche di sangue. Il Tourist Trophy ad esempio ha, da sempre, rappresentato una prova fisica per i piloti ed un test meccanico per i costruttori: una moto in grado di vincere il TT, ai tempi, era considerata la migliore. L’affidabilità era una delle chiavi per il trionfo sull’isola di Man considerata il circuito più pericoloso e duro del suo campo.

Strategia del pilota
Il pilota ha scelto di muoversi così! (Canva) – Fuoristrada.it

Il record assoluto di trionfi in una singola edizione, con 5 vittorie su 5 gare disputate, appartiene al motociclista britannico Ian Hutchinson nell’edizione 2010. Sin dagli albori tuttavia, non sono mancati i colpi di scena. Un piccolo errore e le conseguenze fisiche possono essere devastanti sul pilota o sul pubblico che assiste allo show. La lista di vittime è molto lunga e per questo motivo, la gara è ben nota per essere una delle sfide più impegnative e pericolose al mondo.

La prima edizione risale al 1907. Nella prima settimana di giugno, solitamente, i fan delle due ruote si recano a bordo del tracciato stradale dello Snaefell Mountain Course per assistere alle gesta dei rider più pazzi al mondo. Il circuito cittadino è lungo 60,720 chilometri e si sviluppa tra le stradine dell’isola di Man. Le condizioni di sicurezza sono al limite. La pista, infatti, si snoda tra edifici, case, muri e pali della luce sparsi lungo l’intera lunghezza.

Il numero di morti ha superato le 143 vittime già a partire dal 2015, con gi esperti preoccupati che questa cifra possa aumentare ancora. Pensate che dal 1949 al 1976 il Tourist Trophy è stata anche una tappa della classe regina del Motomondiale. L’appuntamento sull’isola di Man era il GP di Gran Bretagna. Ai tempi il mattatore era il nostro Giacomo Agostini. Dopo dieci trionfi sull’isola di Man, il bresciano decise che non avrebbe corso altre edizioni dopo la morte di un amico pilota. Un altro italiano, invece, ci tiene tantissimo a correre. Ad ogni costo.

La strategia di un noto rider italiano

Prendere parte al TT rappresenta un sogno per tantissimi campioni. Tutti vorrebbero eguagliare il primato assoluto di vittorie che ad oggi, spetta ancora al leggendario Joey Dunlop, pilota britannico scomparso nel 2000, con 26 trionfi, seguito da John McGuinness con 20 successi. Nella classifica all time, al terzo posto, ci sono Mike Hailwood e Dave Molyneux con 14 trionfi. Steve Hislop e Phillip McCallen hanno vinto in 11 occasioni, mentre Giacomo Agostini, Robert Fischer, Ian Lougher e Stanley Woods hanno festeggiato 10 successi.

Il rider italiano Stefano Bonetti
La strategia del pilota Stefano Bonetti (Instagram) fuoristrada,it

Gli italiani, va detto, hanno una lunga tradizione su questo circuito con la prima vittoria italiana che avvenne con Omobono Tenni, capace di svettare in sella ad una Moto Guzzi 250 nel 1937 su tutti i concorrenti. La sfida assunse un fascino unico per gli amanti del rischio e vide proprio il pilota italiano vincere dopo una gara al cardiopalma

E tra i campioni italiani che tuttora amano il circuito c’è anche il vincitore di 10 campionati italiani di velocità in salita, Stefano Bonetti. Il primo trionfo arrivò nel 2001 nella classe 125, poi nel 2002 nella classe 250, nel 2004 nella classe 600 Superstock e l’anno successivo nella 600 Open, continuando poi con le vittorie degli anni 2009, 2010 e 2011. Il nativo di Lovere si è aggiudicato il campionato italiano in salita nel 2013 – classe 600 Open – nel 2014 – classe 600 Stock – e nel 2015 in classe 1.000 Open: un curriculum da favola che potrebbe non bastare a Stefano per prendere parte alla gara di quest’anno.

Bonetti chiede aiuto ai fans: ecco la verità 

Bonetti ha intenzione di prendere parte alla gara anche quest’anno, dopo i numerosi trionfi che abbiamo elencato che di certo non sono bastati per soddisfarlo: e infatti, a 48 anni d’età correrà al Tourist Trophy e lo farà nelle categorie Supertwin con Paton, Supersport con Yamaha, SBK, Superstock e Senior con Honda. Per aiutare la sua spedizione, Bonetti ha lanciato una campagna di crowfunding: le spese che dovrà affrontare sono infatti enormi e il rischio di non poter nemmeno correre senza ricorrere all’aiuto dei suoi fans è concreto.

Infatti, il costo per prendere parte alla corsa tutto considerato ed incluso si aggira sui 25mila Euro per un pilota non britannico che proviene dall’estero. Parte del budget è legato alla preparazione delle moto, il resto si esaurisce, velocemente, tra spese, viaggi, pernottamenti e benzina. Sarebbe un vero peccato se il pilota non ce la facesse a raccogliere entro il periodo compreso tra il 27 maggio e sabato 8 giugno la cifra richiesta.

Attenzione però per tutti i fans del motociclismo sportivo. C’è infatti la possibilità di aiutare il rider italiano andando sulla sua pagina social e donandogli una cifra per competere nell’edizione 2024. Nel frattempo, vi lasciamo una clip del campione che corre proprio sul circuito inglese, sperando che possa farlo anche quest’anno, magari replicando i successi del passato…

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