Il settore produttivo delle automobili ha subito gravi contraccolpi negli ultimi anni con conseguenze in ogni aspetto: uno è davvero impellente.
La crisi del settore energetico e prima ancora la pandemia nonché principalmente la guerra fra Russia e Ucraina hanno comportato delle conseguenze negative in ogni aspetto della vita quotidiana. Anche il settore dei motori ha dovuto fare duri conti con la mancanza di materiale e difficoltà nella logistica delle vetture. Perciò, i problemi finanziari che già stavano caratterizzando da tempo il settore sono divenuti ancora più seri.
Molte aziende hanno subito le più irreversibili conseguenze, quando i microchip sono cominciati a scarseggiare. Si tratta, infatti, di una componente elettronica fondamentale per condurre raccogliere informazioni, elaborarle, memorizzarle e poi trasmetterle. Ovvero sono l’elemento chiave del passaggio all’analogico al digitale. Per la conformazione delle auto moderne è impossibile non tenerne conto.
Questo piccolo elemento è composto da – fra le altre particelle – silicio e germanio. Inoltre, è previsto un elemento MEMS e un ASIC su un piccolo circuito stampato. Le dimensioni sono millimetriche eppure l’impatto che hanno sulla vettura è straordinario. Agiscono come dei sensori e hanno un impatto su varie funzioni, quali accelerazione, pressione, velocità di rotazione, flusso di massa e campo magnetico.
La crisi del settore dei motori: i microchip l’hanno peggiorata
Sopratutto nell’epoca delle auto ibride o direttamente elettriche è impossibile fare a meno di queste componenti. Una sola vettura può necessitare dai 3.000 ai 5.000 microchip. Verosimilmente senza la pandemia da coronavirus e i suoi effetti globali, l’industria automobilistica vivrebbe tutt’altro momento. Da una parte è naturalmente calato il numero delle vendite a causa dell’emergenza sanitaria e dall’altro alcuni stabilimenti hanno frenato le produzioni, quindi al momento della ripresa delle attività non c’era quantità sufficiente di semiconduttori.
Dopo numerosi sforzi per cercare di rimettere in moto l’economia e il settore secondario della stessa, i produttori di semiconduttori hanno calcolato che per loro è decisamente più vantaggioso produrli per i computer piuttosto che per le auto. Quindi, la sempre crescente domanda di tali dispositivi per le quattro ruote non combacia con l’offerta.
Ciò porta a una dilatazione senza precedenti dei tempi di consegna delle vetture. Secondo alcune analisi condotte di recente, al momento soltanto il 5% dei chip installati risulta di ultima generazione. Le restanti vetture dispongono di vecchie versioni degli stessi e pare, dalle prime stime, che bisognerà attendere il 2024 per una risoluzione progressiva del problema. Tuttavia, bisognerà tenere conto di ulteriori fattori esterni che potrebbero modificare ancora la data.