Emergenza con i taxi, in queste città italiane ce ne sono pochissimi

Sono diverse le città italiane in cui mancano i taxi. Andiamo a vedere quali sono e il perché di questa emergenza

Sono dei mezzi determinanti per poter dare supporto a chiunque non possegga un veicolo proprio o, magari, non lo sta utilizzando in un determinato momento. La loro mancanza potrebbe mandare in tilt i mezzi pubblici locali, specie nelle zone in cui vi è un maggior numero di turisti, abituati a farsi trasportare in svariati luoghi pagando una tariffa.

Emergenza con i taxi, in queste città italiane ce ne sono pochissimi
Taxi – Fuoristrada.it

In alcune città italiane, però, sembra esserci una vera e propria emergenza taxi, visto che ne mancano parecchi. Se si guardassero le altre grandi città europee, poi, la situazione è più grave di quanto si possa pensare. A dover supportare tale assenza vi dovrebbero essere dei mezzi pubblici adeguati a poter sopperire a tale emergenza, anche se non sempre è così.

In effetti, non di rado si possono trovare bus, tram e metropolitane strapiene di persone, con tutti i rischi che alcuni contagi, come ad esempio di recente il Covid, potrebbero portare con sé. Alternative valide, quindi, vanno trovate urgentemente e non potrebbero bastare i car sharing o le biciclette e i monopattini  in affitto. Specie quest’ultima soluzione sembra fra le migliori, ma sarebbe molto avventata al momento, soprattutto se si dovesse passare in zone pericolose e senza piste ciclabili.

Un’urgenza da risolvere immediatamente

Le amministrazioni locali sono chiamate a dover far fronte a tale mancanza, anche perché le città in cui vi è un’emergenza taxi sono di quelle più grandi e importanti del nostro Paese. In effetti, parliamo di Roma e Milano, le quali a confronto con Londra o Parigi sembrano soffrire gravemente dell’assenza di taxi. Secondo Agi, ogni 1.000 abitanti Londra ha 10,6 taxi, mentre Parigi 8,3, Barcellona 6,49 e Madrid 4,85.

Mancanza di taxi in una città italiana
Taxi mancanti in città (Ansa) – Fuoristrada.it

Sotto queste capitali europee spiccano Milano, con 3,56 taxi ogni 1.000 abitanti, e Roma, che si ferma a quota 3,56. Infine, per ultima c’è Berlino, la quale si attesta a un’indice pari a 2,08. Una classifica poco generosa con le città nostrane, ma capace di far rendere bene l’idea della questione.

Le soluzioni osteggiate da sempre da parte di tassisti e sindacati sono i concorrenti sul mercato, come ad esempio Uber. Quando un governo tenta di porre il tema all’ordine del giorno rischia di subire delle proteste e alcuni scioperi.

Il governo a guida Meloni, con il decreto Asset, ha deciso di dare maggior libertà decisionale ai comuni in merito al tema, specie al discorso dedicato al numero di licenze da rilasciare. Inoltre, questi ultimi possono rilasciare delle licenze temporanee e permettere una “seconda guida”, così una vettura potrà effettuare due turni invece di uno.

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