Max Verstappen, un’idea italiana in testa: è rivoluzionaria

C’è anche un po’ di Italia nei successi di Max Verstappen, intenzionato a diventare campione per la terza volta consecutiva. Ecco cosa lega l’olandese al nostro Paese.

Ormai da tempo l’Italia, e quindi la Ferrari, non riescono a vincere un campionato mondiale in Formula Uno (l’ultimo successo risale addirittura al 2007), appare difficile riuscire a comprendere quando davvero Maranello riuscirà a colmare il gap. Lo strapotere della Red Bull sembra essere piuttoto evidente anche in questa annata, non solo grazie a una vettura che appare migliore rispetto a quella dei concorrenti, ma anche grazie a Max Verstappen, che sa capitalizzare al meglio le occasioni in pista.

casco Max Verstappen
Max Verstappen è legato all’Italia per un motivo speciale – Foto | Fuoristrada.it

A giocare a favore dell’olandese c’è anche l’età: il pilota deve ancora compiere 26 anni, quindi ha davanti a sé ancora diversi anni di carriera, al punto tale che non sembra essere impossibile pensare che lui possa superare Michael Schumacher e Lewis Hamilton, che vantano entrambi sei titoli ciascuno. Insomma, la vita per gli avversari sembra essere davvero dura.

Max Verstappen perfezionista in pista e fuori: l’idea italiana

Chi vuole competere ad alti livelli sa bene come sia importante curare ogni dettaglio, sia quando gareggia in pista sia nella preparazione della gara. Avere una monoposto in grado di affrontare al meglio ogni circuito è determinante, ma chi ha fatto il pilota è consapevole di come sia altrettanto fondamentale il ruolo svolto dal casco.

Un pensiero che viene condiviso anche dall’attuale campione del mondo di Formula Uno, Max Verstappen, convinto di come sia determinante far convivere diversi aspetti. Il casco, infatti, punta innanzitutto a preservare la sicurezza di chi lo indossa, ma non devono mancare l‘attenzione al design oltre alla soddisfazione dei gusti, anche estetici.

Max Verstappen casco
Il casco per un pilota è davvero importante – Foto | ANSA – Fuoristrada.it

L’olandese ha deciso di affidarsi a una delle aziende italiane più importanti del settore, la Schubert, con sede in Veneto, che si occupa da anni di sviluppare caschi in carbonio. Del resto, questo è il materiale migliore, anche a livello di resistenza. Realizzare un casco per la Formula Uno è tutt’altro che semplice, richiede ore di lavoro, anche artigianale, cosa che permette di curare ogni dettaglio. Ed è proprio da questi che possono dipendere i risultati che si ottengono in pista.

Il primo passo consente nella stesura dei fogli di carbonio, tagliati in 96 pezzi per un solo casco e provenienti dal Giappone. La taglierina digitale serve poi per arrivare alla misura desiderata, per poi procedere con l’assemblaggio, messo in atto da uno stampo. Determinante è anche la temperatura, che non deve superare i 18,5°, in modo tale da non avere effetto sui materiali.

A quel punto la mano passa agli artigiani, che devono arrivare a dare forma al casco, per poi procedere con la cottura in un’autoclave specifica dopo essere stato messo nel sacco del vuoto. E’ necessario poi creare il foro per la visiera e le prese d’aria, grazie a un getto d’acqua a 3800 bar e spessore di un capello grazie a una macchina automatizzata a tecnologia CNC.

A occuparsi della verniciatura è Schubert, che punta a mantenere il carbonio a vista. Non si tratta di un’azienda qualsiasi, ma di una che può vantare una lunga storia in Formula Uno, grazie all’esperienza acquisita con Nick Heidfeld e Michael Schumacher, fino alla sinergia attuale con Verstappen. Attualmente si avvalgono dei lavori realizzati a Schio anche Nico Hulkenberg, Daniel Ricciardo e Sergio Perez. Complessivamente per ogni pilota sono prodotti circa 20 caschi a stagione, praticamente uno a gara, in modo tale che il risultato possa essere sempre ottimale.

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