Automobili preziose e soprattutto velocissime, le mamme di Roma si coalizzano contro le corse, troppo pericolose.
Ci si può nascondere dai più e correre illegalmente con delle supercar da paura, ma non dalle mamme. Sembra una frase scherzosa ma è letteralmente così, se chi dovrebbe controllare è troppo distratto o non lo fa bene, le mamme che hanno paura per l’incolumità dei loro figli, sono capaci anche di interrompere un flusso di corse clandestine. Quelle che si tenevano in alcuni quartieri popolari di Roma, ad esempio. 
Ha infatti, fatto il giro del web una notizia di qualche giorno fa, che arriva fresca fresca da via dell’Archeologia. Due donne di cui non si conosce il nome per chiara volontà di restare anonime, hanno fermato dei ragazzi giovanissimi a bordo di una Ferrari azzurra. La richiesta è quella di fermarsi e non continuare con qualcosa di così pericoloso. La loro, non è un’iniziativa solitaria, ma in aiuto c’erano anche la Torpiùbella, associazione atta a migliorare la vita del romano, e don Antonio Coluccia, coraggioso prete antimafia.
Protesta delle mamme a Roma: non si corre più
Tante, le strade interessate dal passaggio di giorno o anche di notte di questi veicoli che sfrecciano a velocità super. Sembrano delle gare sportive vere e proprie, in tutto e per tutto effettivamente lo sono, se non fosse però che si tengono su strade cittadine e rendendo pericoloso il passaggio per tutti gli abitanti. Ed ovviamente, se non fosse anche per il fatto che ci si scommette illegalmente.
Sul perché sia stata scelta proprio quella, tra le tante strade a rischio, c’è alle spalle, una tristissima notizia. Un avvenimento di un paio di mesi fa che ha scosso la comunità e che ovviamente, ha portato a pensare che una soluzione andava trovata. Poche settimane fa infatti, è morto investito da una vettura ad alta velocità, il giovane Emanuele Catananzi, tranquillamente fermo su un marciapiede mentre videochiamava la fidanzata. Una storia davvero straziante, ma che non era riuscita a fermare i giovani pirati. 
Ed allora hanno iniziato le due mamme nella speranza di essere raggiunte ancora da molte. Lo scorso 22 febbraio, una delle prime iniziative con una manifestazione dei residenti, ma neanche quella era servita. Ora, la speranza di far capire a quei giovani piloti clandestini che quelle corse sono pericolose soprattutto per loro, non è svanita. Ma c’è anche la rabbia di chi sa che Emanuele potrebbe non essere l’unica vittima innocente. C’è da aspettarsi che le mamme coraggiose continueranno a fermare supercar per chiedere ai ragazzi di ragionare.