Terremoto in Formula 1, attacco frontale clamoroso: richiesta la ribellione dei piloti

La Formula 1 è una categoria motoristica assolutamente a dir poco rilevante, soprattutto in casi specifici come questo.

La Formula 1 è senza ombra di dubbio uno degli sport più seguiti e amati in tutto il mondo. Da pochi giorni è tornata a far sognare milioni di tifosi, con Max Verstappen e la Red Bull che hanno dominato il Gran Premio del Bahrain. Daranno il massimo la Ferrari e la Mercedes con Charles Leclerc, Carlos Sainz da una parte e Lewis Hamilton e George Russell dall’altra, per rifarsi nelle prossime tappe mondiali.

F1 7 marzo 2023 fuoristrada.it
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Una lotta a tre, in tal senso, non dispiacerebbe veramente a nessuno. In special modo agli organizzatori della massima serie automobilistica, che vogliono regalare il migliore spettacolo possibile in pista, anche attraverso un maggior numero di eventi su pista. Anche se, proprio sotto questo punto di vista, come sta operando Liberty Media – e conseguentemente FIA – non piace proprio a tutti. L’ultimo terremoto non è affatto passato inosservato.

Chiudere gli occhi non si può

Paul Scriven, Membro della Camera dei Lord Britannica, ha invitato i piloti a ribellarsi contro l’organizzazione dei Gran premi in Paesi che non rispettano i diritti umani. Le sue dichiarazioni sono un attacco – e nemmeno chissà quanto velato – alla Formula Uno stessa e all’ipocrisia di chi la organizza ormai da decenni.

Proprio la scorsa tappa del Bahrain è finita sotto accusa. Una corsa che viene disputata da quasi vent’anni, se escludiamo il 2011 e poche altre stagioni. Pur non essendo messo in croce per l’omosessualità , che non viene perseguita penalmente, i diritti umani continuano ad essere violati tramite torture, maltrattamenti, soprressione della libertà di espressione e tanto altro che fanno piombare la prima gara della stagione nell’oscurità. E, di sicuro, rendono piuttosto discutibile la passata campagna #WeRaceAsOne.

Formula 1, non dimentichiamo Gedda: ma i piloti possono fare poco

Non dimentichiamoci poi della presenza dell’Arabia Saudita nel calendario 2023, esattamente come in quello del 2022. Una partecipazione discutibile e fortemente discussa, anche sotto il profilo della sicurezza. Questo è proprio il punto su cui Paul Scriven si è concentrato di più in una conferenza stampa organizzata dall’Istituto per i diritti e la democrazia del Bahrain a Londra: “Una strada è quella dell’indifferenza delle organizzazioni, l’altra riguarda i piloti, che possoni prendere una posizione per il bene comune e del cambiamento”.

In Bahrain e non solo: tutti i problemi umanitari dei Paesi in cui corre la F1 1 marzo 2023 fuoristrada.it
In Bahrain e non solo: tutti i problemi umanitari dei Paesi in cui corre la F1 fuoristrada.it

Il nobile concetto di Scriven però contiene un fallace argomento: quello di ciò che dovrebbero fare i piloti. Ebbene, purtroppo la FIA ha già imposto da tempo agli stessi un silenzio assoluto su argomenti politi e religiosi nel corso dei week end di gara, a meno che no narrivi una specifica domanda in conferenza stampa o nelle interviste del paddock.

Poi, certo, i piloti possono usare come vogliono i loro profili social. Vedremo il da farsi nelle prossime settimane. Di sicuro, comunque, l’ipocrisia della F1 tutta non è un qualcosa di nuovo e mai riscontrato fino ad ora; anzi, tutt’altro.

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