Ancora una pessima prestazione per la scuderia più amata dagli italiani: quest’anno non c’è verso e la nostra squadra Ferrari sembra proprio non riuscire ad imporsi. Ecco quali potrebbero essere i problemi reali.
Contro ogni aspettativa di inizio stagione, la squadra corse della Ferrari sembra non in grado di competere con RedBull e addirittura surclassata da rivali come Aston Martin che l’anno scorso hanno fatto la parte della cenerentola venendo lasciate in fondo alla griglia dalle monoposto rosse. 
Come è possibile che una squadra così competitiva sia passata ad essere una rivale così poco pericolosa? Sicuramente c’è qualcosa che non va ma una teoria su tutte sembra spopolare nel paddock dove il team principal e i piloti cercano di raccogliere i cocci per ripartire in modo più convincente al prossimo appuntamento in Australia.
Un magro bottino
Se piazzare al quarto e all’ottavo posto i propri piloti potrebbe sembrare un risultato convincente per una scuderia esordiente in Formula Uno queste statistiche assumono tutt’altro significato, quello di una vera disfatta, se i nomi di questi piloti sono Carlos Sainz e Charles Leclerc: ebbene si, in due gare, Ferrari che partiva come sfidante al titolo ha messo insieme appena 26 punti contro gli 87 della RedBull e i 38 di Aston Martin. Un risultato non proprio incoraggiante.
Saranno delusi i tifosi che si aspettavano un’annata almeno al livello della precedente in cui Ferrari ha perfino sfiorato il titolo nella prima parte di stagione e sarà deluso Frederic Vasseur che si è trovato team principal della squadra a pochi mesi dall’inizio del mondiale ma sperava quanto meno di avere per le mani una vettura competitiva. Ma davvero, qualcosa sembra non funzionare.
Potenziale sprecato…
Stando alle statistiche ottenute con il simulatore che ha provato virtualmente la Ferrari SF-23 prima della stagione, la monoposto sarebbe la vettura più veloce mai realizzata da Maranello per una stagione di Formula Uno ma questo non è sufficiente: la vettura infatti potrebbe avere un problema non da poco noto come porpoising come si è visto soprattuto a Jedda in pista.
Cos’è questo fenomeno? Presto detto, il termine poropising viene dal nome in inglese della focena, un cetaceo che salta fuori dall’acqua. Non a caso la parola indica la tendenza di una vettura di Formula Uno a saltellare sulla pista quando l’assetto della monoposto è troppo basso. Forse, la vettura rossa quest’anno ha un’altezza da terra esageratamente bassa che influisce sulle sue prestazioni.
La teoria di Vasseur
Se questa idea che si sono fatti molti esperti assistendo al GP di Jedda venisse confermata, ci troveremmo davanti ad una vettura che non genera abbastanza carico da replicare in pista le ottime cose viste sul simulatore. Tuttavia, questa teoria non è l’unica e il team leader Frederic Vasseur ha analizzato lucidamente la situazione tirando in ballo un altro elemento. 
In seguito alla seconda debacle su due gare infatti il team principal ha parlato ai microfoni di Sky Sport pronunciando queste parole in merito alla gara: “Non è possibile che un’auto vada bene in qualifica e che poi si trovi in quella posizione alla fine della gara”, le sue affermazioni. Il problema per Vasseur deve essere un altro.
Forse, sono proprio gli pneumatici che sono un componente altrettanto importante per la monoposto rispetto all’alettone. Soprattutto quelle hard avrebbero limitato l’auto: “Quegli pneumatici hanno una mancanza di passo inaccettabile. Non ci danno le performance che servono”. Che il problema sia questo o l’altezza da terra, i meccanici hanno meno di due settimane per risolverlo prima dell’appuntamento con il terzo gran premio stagionale.