Quando Hitler mise le mani sulla Formula 1: il retroscena che nessuno conosce

Proprio in questi giorni si ricorda l’olocausto, che ha macchiato la Germania intera. Ma Hitler è famoso anche per un altro motivo.

Il tempo. Unisce vita e morte. Uno strumento talmente potente da riuscire a definire pure la più piccola azione, talmente tanto efficace da costruire una vita intera. Succede, però, anche se non ce ne rendiamo conto, che il tempo si fermi. Le lancette scorrono, le campane echeggiano e le suonerie dei nostri telefoni si fanno sentire. Certamente. Ma ci sono alcuni eventi che non solo sono destinati a permanere nel tempo, ma addirittura possono donarci la potente sensazione di totale assenza temporale.

Hitler: nessuno conosce davvero questo retroscena 27 gennaio 2023 fuoristrada.it
Hitler: nessuno conosce davvero questo retroscena fuoristrada.it

Come se niente avesse più senso, come se pure il mondo fosse chiamato a fermare ogni suo movimento attorno al Sole. L’olocausto, meglio noto come Shoah, è fra questi. Proprio in questi gelidi giorni di gennaio viene ricordato il drammatico genocidio che la Germania nazista attuò nei confronti di milioni di ebrei, senza dimenticare il violento assassinio commesso ai danni di innocenti omosessuali, portatori di handicap mentali e/o fisici e tutte quelle persone appartenenti a minoranze etniche, sociali e religiose.

1941: sprofonda l’umanità nell’abisso della Germania

C’è un motivo molto chiaro per cui ricordare quanto accaduto alla popolazione ebraica europea – e non solo – sia di cruciale importanza: per impedire che possa ricapitare. Perché il passato, se ripescato e ricordato, può rimanere tale. Ma se tutto dovesse essere dimenticato, magari a causa della perdita incolmabile di chi ha vissuto direttamente o indirettamente l’olocausto, il passato – se dimenticato – sfumerebbe e svanirebbe il ricordo di ciò che è stato. Ecco perché è così importante ricordare.

Ecco perché è di fondamentale importanza trasmettere la Shoah alle nuove generazioni. Ribadire quante volte è necessario ripeterlo, fino allo sfinimento e anche di più, che intorno al 1941 ed in piena seconda guerra mondiale l’umanità è sprofondata nell’oblio più totale, dando il via all’immersione nell’abisso della Germania. La cosiddetta Soluzione Finale imposta da Adolf Hitler ai suoi sottoposti, che altro non era che un concetto eufemistico di sterminio totale ed incondizionato della popolazione ebraica europea e di altre minoranze.

Auschwitz, il campo di sterminio che celebra da decenni l'orrore tedesco della seconda guerra mondiale (Web source) 27 gennaio 2023 fuoristrada.it
Auschwitz, il campo di sterminio che celebra da decenni l’orrore tedesco della seconda guerra mondiale (Web source) fuoristrada.it

Il momento in cui l’essere umano si è spogliato dei suoi crimini come poche altre volte nel corso della sua lunga esistenza. I nazisti puntavano all’annientamento assoluto degli ebrei, vittime principali di un genocidio volto alla distruzione di massa di un popolo piombato nell’oscura sensazione che non ci sarebbe stato lieto fine ad una tale persecuzione. Una misura discriminatoria che Hitler decise di dividere in più fasi, dall’isolamento degli ebrei europei alla loro carcerazione fino all’assassinio di migliaia di innocenti.

Infine, il tragico inserimento e l’inquietante realizzazione dei campi di sterminio, nei quali donne, uomini e bambini venivano brutalmente assassinati con l’ausilio di camere a gas volte a soffocare più persone possibili al giorno. 1941. L’umanità sprofonda nell’abisso della Germania. Il tempo si ferma, le lancette dell’orologio si bloccano, la Terra non gira più intorno al Sole. Perché quando una vita si spegne, non potrebbe essere altrimenti. Non dovrebbe essere altrimenti.

Hitler e l’automobilismo: la storia che nessuno conosce

I brutali crimini dell’olocausto non sono l’unica caratteristica che ha contraddistinto Adolf Hitler e la sua tenebrosa ascesa al potere. Prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, infatti, ebbe vita un aneddoto davvero incredibile sul leader nazista. Un retroscena riportato nel libro Faster: How a Jewish Driver, an American Heiress and a Legendary Car Beat Hitler’s Best. Il 10 aprile 1938 al Gran Premio di Pau in Francia vanno in scena le due nuove Mercedes W154: due bolidi da oltre 400 cavalli che Hitler stesso scelse per dominare il mondo delle corse. Senza però considerare un intoppo, almeno per la gara in questione, legato ad una blu Delahaye della scudeia Ecurie Bleue.

GP Pau 1938: la sconfitta che Hitler non ha mai digerito (Web source) 27 gennaio 2023 fuoristrada.it
GP Pau 1938: la sconfitta che Hitler non ha mai digerito (Web source) fuoristrada.it

A guidarla verso un’impresa straordinaria fu René Dreyfus. Un pilota ebreo di Nizza che si lanciò nell’ostico tentativo di provare a battere le due Mercedes. In che modo? Con un’auto dalle dimensioni rivedibili, specialmente per una gara del genere, e con un team non organizzato al meglio. Non le migliori premesse, di certo. Tuttavia, fu proprio Dreyfus a conquistare la pole position al sabato. E alla domenica, accade l’impensabile: vince lo stesso corridore. Mercedes non fece bene i conti con il consumo del carburante, nonostante la maggiore velocità rispetto all’auto rivale.

Il pilota ebreo tagliò il traguardo in 3 ore, 8 minuti e 59 secondi senza mai fermarsi e anticipando la Mercedes di oltre un minuto. Una sconfitta pesantissima e inattesa, che fece andare su tutte le furie Adolf Hitler in persona. Talmente tanto che ordinò ossessivamente, al momento dell’invasione a Parigi nel 1940, ai suoi adepti di trovare e distruggere la vettura in questione e cancellare e ricompilare l’albo d’oro del GP di Pau. L’obiettivo era quello di riscrivere la storia, letteralmente.

La vettura non fu mai distrutta e oggi appartiene ad un collezionista. Negli anni a venire, Dreyfus si arruolò prima nell’esercito francese e poi finì negli Usa senza più tornare a Parigi. Nel dopoguerra divenne cittadino statunitense, aprendo svariati ristoranti. Ma questo aneddoto lo celebra come l’uomo che sconfisse Hitler, durante e dopo una gara destinata a rimanere nella storia. Impossibile, anche in questo caso, dimenticare.

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