Schumacher, ormai non c’è più niente da fare: l’ammissione è da brividi

Schumacher, un cognome fortemente legato al motorsport. Ma in questo caso c’è davvero poco da sorridere. I dettagli.

Senti Schumacher e ti brillano gli occhi. Magari non vale per tutti, ma di certo molti appassionati sentendo pronunciare tale cognome ne saranno ammaliati. In primis per i grandi successi automobilistici raccolti da Michael, sette volte campione del mondo di F1. Purtroppo la leggenda ex Benetton, Ferrari e Mercedes da anni lotta fra la vita e la morte. Tuttavia, la sua famiglia, il circus tutto e i tifosi – ma anche appassionati – non smettono mai, nemmeno per un attimo, di amarlo e celebrarlo.

Schumacher, non c'è niente da fare: il motivo 7 dicembre 2022 fuoristrada.it
Schumacher, non c’è niente da fare: il motivo fuoristrada.it

Questo, dovrebbe far capire la grandezza del fuoriclasse tedesco pressoché immutata nel corso del tempo. Tornando alla famiglia Schumacher, comunque, anche il fratello Ralf e il figlio di Michael hanno dimostrato di saperci fare su di una monoposto. L’ultimo ad approdare nella massima serie automobilistica, è stato proprio il giovane Mick. Tuttavia, le cose non sono andate esattamente come l’ex pilota Haas sperava andassero.

Due stagioni deludenti: ma contestualizziamo

Campione del mondo di F2, sicuramente Mick Schumacher è arrivato in F1 con un valido palmares. E, purtroppo, anche con un cognome pesantissimo. Figlio di Michael, le aspettative su di lui sono sempre state alte. Forse un po’ inspiegabilmente, anche perché si tratta della vita e della storia di Mick e non di suo padre. Ma tant’è; addetti ai lavori ed appassionati hanno subito puntato gli occhi su di lui, aspettandosi indietro la Luna il prima possibile. Così non è stato.

Magari non per la pressione sollecitata sul ragazzo, ma di certo fra il team Haas che pretendeva meno errori possibili – comprensibile dopo anni difficili – e le tante aspettative, i due anni di Schumacher non hanno rappresentato esattamente un idillio sportivo; quest’anno sono arrivati sì i primi punti iridati, ma anche errori pesanti. Arabia Saudita e Monaco su tutti. Troppo poco – o fin troppo – per un pilota di talento ma ancora acerbo.

E proprio questo rivendica Mick. Poche chance per fare meglio di quanto realizzato, di contro ai pochi soldi a disposizione del suo ex team. Forse entrambe le parti hanno ragione come torto. Quando non si arriva a compromessi, difficilmente un rapporto permane: e infatti, il giovane talento tedesco ha salutato la F1 in anticipo. Non accettandolo esattamente di buon grado.

Schumacher, grande delusione per lui: lo ha ammesso

Difficile accettare di dire addio alla F1, soprattutto per Mick Schumacher, evidentemente rimasto scottato per un arrivederci (?) a suo avviso prematuro. Già, perché il tedesco ex Haas punta a tornare il prima possibile all’interno della massima serie automobilistica, per dimostrare che merita eccome di restarci. Certo, non sarà facile. Per il 2023 le offerte allettanti sono poche, tra cui il ritorno in Mercedes come terzo pilota nel 2023.

Mick Schumacher, tanta delusione per i suoi due anni in F1: le sue parole 7 dicembre 2022 fuoristrada.it
Mick Schumacher, tanta delusione per i suoi due anni in F1: le sue parole fuoristrada.it

In attesa, per il 2024, di trovare finalmente un sedile libero. Ma intanto, la delusione rimane per la mancata riconferma in Haas, come Schumacher ha rivelato ai microfoni di Auto Motor und Sport: “Sono deluso, perché penso di aver fatto un buon lavoro quest’anno. La squadra ha preso una scelta diversa e devo accettarlo. Ora è bene che mi concentri sul mio futuro”. Mick recrimina tantissimo il fatto di aver corso una stagione ‘a vuoto’, considerando le basse prestazioni della sua monoposto nel 2021.

E abituarsi a lottare per posizioni più rilevanti in pista non è stato facile, proprio come in un vero e proprio debutto: “Ho dovuto abituarmi a lottare a centro gruppo. Per quanto riguarda le scelte di Haas, penso abbiano avuto poca pazienza con i giovani, almeno con me. Non so come sono stati trattati gli altri, parlo per esperienza personale. Ma avevo bisogno di tempo“.

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