La Casa torinese, nell’arco della sua storia, ha lanciato sul mercato anche vetture dal dubbio gusto. Alcune, nonostante una linea sgradevole, hanno avuto una ottima risposta di pubblico.
Il detto “non è bello ciò che è bello ma ciò che piace” in Casa FIAT è sempre valido. In passato più che oggi dalla catena di montaggio della Casa torinese sono uscite autovetture di dubbia bellezza. Il gusto è soggettivo ma anche la bruttezza. Ma il canone attraversa cultura e storia. Umberto Eco scrisse due volumi: Storia della bellezza e Storia della bruttezza, due libri per mostrare al mondo quanto il gusto e il concetto di bellezza/bruttezza cambiasse a seconda delle latitudini.
Se oggi il Gruppo Stellantis pensa in grande, cercando di affidarsi al sentire globale, e seguendo il principio della domanda mettendo in strada modelli sempre più voluminosi e spaziosi, si pensi alla nuova Grande Panda, in passato c’era una idea molto diversa. John Elkann ha dichiarato che le esigenze del mercato portano a produrre automobili sempre più grandi, ecco il successo dei SUV.
Anche il concetto di utilitaria ha subito nel tempo una revisione, vale a dire se negli anni ’80 una famiglia composta di quattro persone aveva in garage due auto, di solito una berlina e una utilitaria come la Panda, oggi è facile che quella stessa famiglia abbia una sola auto, di solito un SUV o una city car. Questa trasformazione è avvenuta in Italia lentamente a causa anche dei costi assicurativi e del cambiamento del concetto di mobilità. Sempre più persone a causa di una pedonalizzazione dei centri urbani preferiscono prendere un mezzo pubblico o camminare a piedi. Il risultato è il pensionamento della seconda auto.
I modelli più brutti realizzati da FIAT
Gli anni ’80 e ’90 sono stati segnati da azzardi stilisti che hanno lasciato un segno indelebile per il loro stile. Se oggi ci troviamo a parlare della FIAT Multipla ad esempio qualcosa vorrà dire. La Multipla, fu concepita per conciliare più esigenze alla guida con uno spazio a bordo simile ad un minivan. Un auto con tanta luce, spazio e possibilità di portare in vacanza la famiglia al completo dei nonni. Da molti considerata un frigorifero.
Poi nella lista c’è la Duna, una 5 porte in stile guardia e ladri. Un auto con qualche pretesa di rappresentanza senza avere il fascino di una Jaguar. Auto prodotte per il grande pubblico, quando il mercato italiano non si era ancora aperto alle giapponesi. Poi si potrebbe citare la Palio/Siena, famosa per la sua tristezza degli interni, simpatica come una domenica pomeriggio di autunno. La lista è lunga e potremmo citare anche la Idea e la Brava. Guardando al passato a volte ci si chiede come qualcuno abbia solo pensato di acquistare certi modelli, ma non tutte le ciambelle escono con il buco.