Il tuo sogno è di arrivare a lavorare in Formula 1, magari come ingegnere? Per arrivarci c’è una strada ben precisa da seguire che ora vi raccontiamo
Un percorso lungo e duro ma che tutti i volenterosi possono intraprendere. Ovviamente bisogna essere degli ottimi ingegneri e percorrere un sentiero lastricato di ostacoli, ma alla fine ne vale davvero la pena per i pochi fortunati che ci riescono.
Xavier Marcos, Peter Bonnington, Gianpiero Lambiase. Questi nomi vi dicono nulla? Adrian Newey, Frederic Vasseur, Ross Brawn, Mattia Binotto, vi possono aiutare come ulteriore indizio? Ebbene si, tutti questi personaggi del mondo della Formula 1 che abbiamo appena citato hanno una caratteristica in comune: sono ingegneri.
Ovviamente non si occupano tutti della stessa materia e non hanno lo stesso titolo di laurea, così come nei rispettivi team occupano ruoli diversi, ma di base hanno tutti un percorso di formazione ingegneristica. I primi tre sono i più famosi ingegneri di pista dei tre piloti più gettonati del momento. Marcos si occupa della vettura di Charles Leclerc, “Bono” è l’uomo fidato di Hamilton, mentre l’italo-inglese Lambiase è il braccio destro di Max Verstappen.
Grazie ai continui audio diffusi anche in tv, tra il pilota e il proprio box, abbiamo imparato a conoscere gli ingegneri di pista dei protagonisti al volante. Un ruolo importantissimo che serve non solo a dirigere nel migliore dei modi le operazioni strategiche in gara, ma anche a permettere al driver di rendere al meglio e di rimanere calmo e concentrato.
Ma come si fa ad arrivare a lavorare in Formula 1 come ingegnere? Una domanda banale quanto difficile che in molti si sono posti nel corso degli anni. Innanzitutto va rimarcato come oggi, al pari di 50 anni fa, non esiste un percorso di studi specifico per arrivare nel Circus. Una laurea in particolare solo per il Motorsport non è stata ancora introdotta, ma di certo all’interno dell’universo ingegneristico ci sono varie cariche che tornano di certo utili.
Si passa dalla facoltà di ingegneria aerospaziale (per tutto il lato aerodinamico delle monoposto), al classico titolo di ingegnere meccanico. Molto importanti ultimamente anche coloro che studiano e si occupano dei materiali e del lato chimico, così come gli informatici e gli elettronici.
Insomma se davvero si riesce ad uscire dalla propria università con un voto alto e magari con qualche specializzazione adeguata, si può anche provare a presentare il proprio curriculum ai team. Molto apprezzata poi l’esperienza sul campo motoristico con le squadre della Formula SAE (o Formula Student), organizzazioni studentesche, nate in diverse università italiane, che realizzano vetture per competizioni europee.
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