Il mercato dell’automotive è cambiato e nuovi major stranieri si sono uniti alla partita. Stellantis è in affanno e in Europa, in particolare in Italia, si stanno affacciando colossi con potenze industriali di fuoco.
La crisi dell’intero comparto delle quattro ruote sta mettendo letteralmente in ginocchio il Gruppo Stellantis. Non è un mistero la possibile cessione di Maserati e Alfa Romeo, due emblemi dell’automobile italiana, e sempre Exor sta valutando la cessione del giornale la Stampa e la Repubblica. Sull’orlo di un baratro, dove la burocrazia spinge da un lato, il mercato cinese dall’altro, il N.1 di Casa Stellantis si trova schiacciato in una morsa tenace e pericolosa.
Come uscire dal tunnel è difficile a dirsi, un cambio della guardia all’interno dell’azienda, Antonio Filosa è il nuovo CEO, l’uomo del miracolo a questo punto dopo l’exit di Tavares. La situazione è complessa e la nuova produzione a quanto pare non basterà per far rinascere dalle ceneri, un Gruppo che in più occasioni ha manifestato insofferenza per una politica europea che sta favorendo l’ingresso in Europa, ma anche in Italia, di marchi cinesi.
L’arrivo di major cinesi
E’ notizia di queste ore, che in Italia potrebbe ramificare un colosso cinese che fa da competitor a Tesla, vale a dire BYD. Il marchio di Shenzen potrebbe diventare nel Belpaese il concorrente diretto del Gruppo Stellantis, grazie alla produzione in larga scala di più segmenti di auto a pile. Vetture che piacciono molto alla Commissione europea, che trovano un buon riscontro in Europa grazie a dei prezzi concorrenziali ed un’innovazione alla spina su modelli di sicuro impatto stilistico.

Stellantis ha percepito la minaccia, e se BYD in Cina è la N.1, nel Vecchio Continente ha fame di successi e non manca la voglia di ramificare mettendo su stabilimenti lungo lo stivale. Non si limiterebbe la Casa cinese alla distribuzione per mezzo di concessionarie ma qualcosa in più. Naturalmente anche il Governo intravede possibilità lavorative in un Paese dove le aziende chiudono ed i giovani spesso lasciano la propria città per andare a lavorare all’estero. La globalizzazione è portatrice di tanti fenomeni, uno di questo è la contaminazione di aziende estere che vedono nel nostro Paese la possibilità di grossi investimenti. Dove una piccola azienda muore, un’altra nasce con gli occhi a mandorla.