Si parla continuamente delle auto del futuro e di quale sarà la tecnologia che le alimenterà. Ora emerge una possibilità che lascia tutti senza fiato, e che è destinata a far discutere e non poco.
La mania dell’elettrico sembra essersi del tutto esaurita, e per le auto del futuro è in programma un cambiamento radicale, che potrebbe guidare ad un rapido passo indietro in favore dei motori termici. Attualmente, le vendite delle BEV sono nettamente inferiori alle aspettative, e ciò sta portando i costruttori a chiedere alla UE di rimuovere il ban ai motori termici previsto per il 2035. Alla fine di quest’anno, dovrebbe essere presa la decisione finale in tal senso.
Fare a meno dei veicoli con motore a combustione interna, ora come ora, appare un suicidio totale per un settore automotive che è già in grave crisi, e che sta guardando ad altre soluzioni, oltre all’elettrico, per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica. In tal senso, un gruppo di studiosi ed esperti pare aver trovato una soluzione a dir poco sorprendente, puntando sulla ruggine per alimentare le auto del futuro. Andiamo a scoprire cosa c’è dietro questo curioso ed incredibile progetto.
Auto, quelle del futuro potrebbero andare a ruggine
Gli scienziati del MANA, ovvero il Centro giapponese per la nanoarchitettura dei materiali, stanno lavorando ad un progetto che potrebbe rivoluzionare il mercato delle quattro ruote. Le auto del futuro, soprattutto quelle ad idrogeno, potrebbero essere alimentate grazie alla ruggine. Questo materiale sarebbero però diverso da quello arancione che si trova sui fondali marini o sulle auto abbandonate, visto che si tratterebbe di una sua variante di colore verde, che si forma nell’acqua salata ed in ambienti dove non c’è ossigeno. Ma per quale motivo la ruggine potrebbe essere fondamentale nella diffusione delle auto ad idrogeno? Qui entra in gioco la scoperta degli esperti sopracitati.

Infatti, se trattata mediante una soluzione di cloruro di rame, la ruggine verde diviene un catalizzatore che può liberare idrogeno dal boroidruro di sodio a contatto con l’acqua, e sviluppa dei piccoli punti caldi che accelerano la reazione. Inoltre, è in grado di migliorare le performance, grazie al maggiore assorbimento della luce solare. Sono stati condotti tanti test in laboratorio, e pare che la ruggine in questione abbia eguagliato, o quasi, l’efficienza dei catalizzatori a base di platino utilizzati di solido. Se la soluzione dovesse essere migliorata, potrebbe essere usata in alternativa ai catalizzatori tradizionali, abbassando così i costi di sviluppo, e potendo sfruttare solo ferro, acqua di mare ed acciaio al posto di materiali più rari e che richiedono maggiori spese.