In Germania sta montando una protesta contro la decisione dell’Unione Europa di vietare la vendita di auto con motori a combustione interna.
L’elettrico avrebbe dovuto consegnarci un panorama automobilistico molto diverso arrivati al 2025, a meno 10 anni dal ban previsto in Unione Europea ai motori termici, ibridi compresi. Al contrario sembra crescere la convinzione negli europei che, nello stato di incertezza attuale, sia preferibile conservare la cara vecchia auto a benzina e diesel.
I prezzi delle EV continuano ad essere proibitivi per la fascia media, nonostante la tecnologia delle batterie abbia fatto progressi, e a mancare è una estesa e democratica rete di colonnine di ricarica sparsa lungo il Belpaese. Con i presupposti che l’investimento per una EV non pagherà nemmeno per una futura rivendita, il car market si è paralizzato. Difficilmente si tornerà ai livelli pre-covid, ma uno dei motivi della crisi sta proprio nell’imposizione della Commissione Europea del 2035. Le EV avrebbero dovuto prendersi il loro spazio senza aiuti ed ecobonus, avrebbero dovuto rimanere una valida alternativa ai motori tradizionali.
La reazione tedesca al ban
Al contrario vi sono realtà come i Paesi del Nord Europa che hanno sposato la causa green per offrire un contesto a zero emissioni. Le EV non hanno risolto tutti i problemi di inquinamento, non risultando soluzioni a zero impatto ambientale. Tante case produttrici che si sono lanciate sull’elettrico con troppo ottimismo e anticipo, stanno pagando delle gravi conseguenze. Problemi di vendite, di forza lavoro, di immagine in una fase già piuttosto delicata nel quadro economico mondiale. La Cina, intanto, sta continuando la sua crescita inarrestabile.

Per tutti questi motivi in Germania sta nascendo l’esigenza di mandare un segnale chiaro all’Ue. Gli amministratori delegati delle multinazionali tedesche Bosch, Mahle, Schaeffler e ZF hanno lanciato l’allarme. Destinatari del messaggio sono il segretario generale della Cdu Carsten Linnemann, i gruppi cristiano-democratici del Bundestag e quelli del Parlamento europeo. Table.Briefings, piattaforma online che ha visionato la missiva, ha confermato che il pensiero è il seguente: “La situazione nel settore dei fornitori auto sta precipitando e questo non riflette l’immagine di una trasformazione di successo a livello industriale e sociale. Vogliamo che l’elettromobilità abbia successo, ma questo non accadrà vietando altre tecnologie“. Un cambio di rotta per evitare ulteriori fallimenti e licenziamenti.