Altroché Elon Musk, loro avevano previsto il futuro: il flop tremendo della “nonna” di Tesla

Si dice spesso che per avere successo con un’idea innovativa, questa deve venirti dieci secondi prima che venga a qualcun altro, non prima, altrimenti il fallimento è assicurato. Questa casa americana lo sa molto bene.

Non sempre un’innovazione viene accolta subito bene dal pubblico che potrebbe non capirla ed affrontarla con ostilità. O magari, gradirla molto ma non riuscire a ripagare comunque lo sforzo del marchio che ha avuto l’idea geniale che potrebbe cambiare il mondo. Chiedetelo al colosso dell’automobilismo americano per eccellenza che arrivò trent’anni in anticipo sulla Tesla di Elon Musk comprendendo il futuro dell’auto.

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Purtroppo, non vennero premiati per questo (Canva)

Una rivoluzione rimandata

Ad oggi, è chiaro che il futuro dell’auto o meglio ancora il presente dato che parliamo di pochi anni di attesa sarà elettrico. Chi lo ha capito prima come Elon Musk con la sua Tesla può davvero dire di aver viaggiato nel futuro, almeno idealmente parlando. Ma come spesso accade, la prima persona a realizzare davvero un’idea non è necessariamente quella che l’ha avuta per prima.

Spesso, si parla dell’ostilità dei colossi del mondo dei motori verso la transizione ecologica. Ma ad essere onesti, è stato uno dei più grandi protagonisti del mercato americano a intravedere per primo il potenziale dell’energia rinnovabile: la ditta General Motors che conta Cadillac, Chevrolet e la rinata Hummer tra le sue case produttrici è stata la prima a produrre un’auto elettrica.

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Non ci credete? Guardate, ha anche il caricabatterie stile iPhone! (Wikipedia)

Smuovere il pubblico

La piccola auto elettrica GM EV-1 è sicuramente la primissima vettura di questo tipo ad essere commercializzata su larga scala previa un investimento di ben 2 miliardi di Dollari dell’epoca che nel 1996 portò alla creazione di un’auto capace di viaggiare nel futuro ben prima della Tesla californiana. Ovviamente, GM non cercava solo di fare del bene al pianeta: sperava infatti di soddisfare una proposta di legge che richiedeva che il 2% delle auto in California circolassero ad emissioni zero.

Questo traguardo non verrà centrato per poco ma la EV-1, nonostante lo spettacolare fallimento che stiamo per descrivervi riuscì almeno ad avvicinare l’americano medio all’idea di guidare un’auto elettrica. Realizzata in alluminio, leggera, pulita e silenziosa, la GM EV-1 venne costruita dalla Saturn, uno dei brand meno famosi della General Motors. L’auto, disponibile in 800 esemplari, non veniva venduta ma affittata per tre anni al cliente che poi poteva rinnovare il contratto o restituirla.

Un bel ricordo

Questa singolare modalità di marketing venne pensata perchè con un costo unitario di ben 80.000 Dollari, la EV-1 risultava davvero troppo costosa per incontrare il favore del pubblico. Inoltre, non c’erano molte colonnine di ricarica in giro per gli USA e chi affittava l’auto lo faceva per usarla esclusivamente in città. Fornita di ABS, pneumatici fatti su misura e un motore teoricamente in grado di spingerla a 300 chilometri orari ma limitato elettronicamente a 130, la EV-1 si diffuse in America.

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Purtroppo, l’automobile non venne premiata dal successo che meritava (Raising Awarness)

L’auto venne accolta molto bene sul mercato ma aveva qualche piccolo problema. L’autonomia che oscillava tra i 90 ed i 120 chilometri la rendeva inadatta alle enormi distanze tra centri abitati degli Stati Uniti, le batterie tendevano a surriscaldarsi con un uso prolungato del veicolo che, in definitiva, rimaneva un prodotto limitato a persone benestanti o molto ricche.

Anche General Motors si rese presto conto dei costi che il leasing a lungo termine non sembrava in grado di ripagare. Dopo aver perso svariati milioni di Dollari in un’operazione fallimentare sotto il profilo delle spese, il colosso americano stacco letteralmente la spina alla EV-1 dopo aver prodotto 1.100 esemplari. L’importanza di quest’auto nella storia comunque resta molto sottovalutata: arrivò quattro anni prima della Prius e trenta prima della Model S. Non è poco!

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